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DISFASHION

Mostra personale Fondazione Arsenale Iseo 6 maggio 2016

Oggi la moda vive un momento di profonda crisi di fine d’epoca e di passaggio a nuovi modi d’essere in cui azzeramenti e negatività coesistono con nuovi valori. In un mondo attraversato da guerre che non sono già più “locali” ma si iscrivono nel globale e segnano punti di non ritorno, non è più possibile credere nei miti che avevano dominato fino a qualche anno fà: tecnologia, produzione, promessa di un benessere generalizzato e gli splendori del nuovo millennio. Dobbiamo allora imparare a muoverci in spazi ibridi ed a pensare ad un ordine diverso nel quale luoghi, culture, uomini, riti, icone sono posti tutti insieme, uno accanto all’altro senza più distanze né di tempo né di spazio; e più che convivere sembrano collidere e a dar vita a una pluralità inattesa di localizzazioni e di rimescolamenti, convergenze e dissolvenze. Contaminazioni, assemblaggi e decostruzioni sono i temi e insieme le procedure su cui
si fonda il lavoro in “cantiere disfashion”. Ne deriva una tecnica di progettazione che opera per assemblaggi, smontaggi, rimontaggi, sovrapposizioni e predilige il frammento.
“Mentre si denunciano i conflitti e si documentano le catastrofi, si cercano anche nuovi equilibri tra le ragioni della natura e l’intervento umano. L’arte non si limita a rappresentare, ma spesso sente di dover agire per innescare un cambiamento: dall’impegno a raffigurare il mondo e i suoi problemi, passa all’ideazione e realizzazione di interventi sul territorio e nelle comunità. È l’arte pubblica, che dell’immagine fa un uso attivo, performativo, spesso usando le nuove tecnologie in modo costruttivo e condiviso.”

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